Abbiamo scelto Mahdia per goderci il mare più suggestivo della costa tunisina, e in effetti il tratto più centrale della grande spiaggia, dove l'acqua è più bassa e la sabbia più bianca, è davvero cristallino e di un colore azzurro sorprendente. A tratti la sabbia non è più sabbia, ma un agglomerato di piccolissime conchiglie di mille forme e colori...mai visto prima.

Il mare è più profondo davanti al nostro hotel, e purtroppo nei giorni di mare mosso raccoglie le alghe spazzate a sud dalle correnti e anche numerose piccole meduse.
É ormai evidente che per godersi il mare migliore bisogna passeggiare sulla spiaggia verso nord.
I ragazzi del posto vengono in spiaggia verso sera per fare il bagno...e le ragazze tunisine entrano in acqua per giocare e spruzzarsi completamente vestite con i loro veli in testa.
Per visitare Mahdia ci affidiamo alle proposte degli autoctoni: un signore si offre di accompagnarci con il suo minivan, insieme a una famiglia di nostri amici, per un prezzo molto ragionevole e accettiamo.

Il centro di Mahdia è molto caratteristico, con i suoi viottoli irregolari, le case tutte bianche e le porte colorate, il minareto che si staglia su tutto e ti ricorda che siamo in un paese musulmano, il tutto condito da una vegetazione decisamente africana.
Passeggiamo per il centro, visitando un negozio di abiti e tessuti (dove ci fanno provare degli abiti nuziali caratteristici), un negozio di favolosi tappeti tessuti a mano sul retro dalle donne, e il mercato del pesce vicino al porto coi suoi mosaici a quadrettini bianchi e blu. I negozietti sono pittoreschi, vendono spezie di ogni tipo e colore in enormi sacchi, olii, essenze....

Gli odori delle vie sono impregnati di questi elementi, oltre al fortissimo odore di mare e di pesce.
La nostra settimana trascorre tranquilla, nel caldo afoso che già a giugno si fa sentire, e sulla via di ritorno verso Monastir possiamo osservare gli enormi campi di cactus, e l'architettura originalissima della Tunisia.
Il senso di povertà è forte, la gente vive come può, di cose semplici.


Le vie di Monastir sono assolate, chiare e polverose...le case sono perlopiù basse ma campeggiano anche alcuni palazzoni fatiscenti.
Molte case sono lasciate al grezzo ancora con le impalcature e nessuno che ci lavora, non si sa se ancora in costruzione o abbandonate.
Le auto sono vecchie, perlopiù si tratta di grosse mercedes di modelli superatissimi o di furgoncini che caricano qualsiasi cosa.
L'impressione generale è di povertà e dissesto...a tratti sembra un paesaggio postatomico.
Colpiscono i carretti trainati dai muli con i pneumatici di gomma e i sedili delle auto al posto di guida...i vecchi motorini che sembrano di un'altra epoca, le seggioline fuori dalle porte, le fontane rotonde, le panchine rivestite delle classiche piastrelline, le bandierine rosse della Tunisia appese ai fili che adornano ogni angolo, ogni rotonda, e le enormi palme vicino alla costa.

Il mare verso Monastir si fa verdognolo e putrescente vicino alla costa...l'inquinamento è sconcertante.
Ci rimane la sensazione di aver visto con i nostri occhi un paese così diverso dal nostro, dove la vita scorre troppo piano e il disagio forse sotto sotto monta.
Ci risulta molto più comprensibile il desiderio di molti giovani tunisini di fuggire di qui e cercare una vita all'occidentale in Europa, con ritmi più moderni e nuove possibilità di vita.
(pictures by Spunci)